Maurizio Scaltriti
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VP Translational Medicine, Oncology R&D, AstraZeneca. Autore del libro “Non se, ma quando” https://amzn.eu/d/7OOubJG. Co-founder di Medendi (http://medendi.org).
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Ho scritto un libro. Uscirà il prossimo 4 di febbraio, che è anche la giornata mondiale contro il cancro. amzn.eu/d/7OOubJG
Cos’è il cancro, perché ci si ammala, cosa succede dopo una diagnosi. Come lo studiamo e trattiamo. E come lo cureremo. Un thread.
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Vista dal nuovo edificio a Barcellona.
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In realtà mia nipote le fa personalizzate.
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Le scarpe di oggi in ufficio a Barcellona.
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In media stat virtus, si dice spesso. E credo che in un certo modo sia vero anche in questo caso. Sarebbe infatti auspicabile che il privato e accademia lavorassero sempre di piú insieme, cooperando a tutti i livelli. Anche perché l’uno non puó fare a meno dell’altra. Fine.
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In compagnie grandi è quasi inevitabile anche la presenza di politiche e narrative che ciascun leader vuole portare avanti. Non si tratta necessariamente di cose negative, ma è indubbio che in accademia ci sia piú snellezza nell’operare a livello individuale, c’è meno in gioco.
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Ma quindi è tutto rose e fiori? No. Ci sono cose che fanno parte di compagnie globali molto grandi che sono quasi inevitabili. Come la relativa lentezza nel decidere se fare o meno un esperimento. In accademia si fa il giorno dopo, in farmaceutica non proprio.
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4) Apertura del privato a ricercatori accademici. L’industria farmaceutica ha capito dove puó trovare ecellenza scientifica, e non ha problemi in investire in persone senza esperienza nel privato con eccellenti CV accademici. Assicurarsi il talento è fondamentale per chiunque.
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Molte istituzioni, infatti, si sono rese conto che le possibilitá di sviluppo tecnologico nel privato hanno dato alle case farmaceutiche la possibilitá di fare analisi sofisticate (e costose) che non sempre sono accessibili in accademia. In altre parole, la potenza di fuoco è maggiore.
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3) Qualitá della scienza. Fino a vent’anni fa c’era la convinzione che la ricerca “pura” si facesse solo in accademia, e che le case farmaceutiche raccogliessero solo i frutti di quel lavoro. A parte che non ci sarebbe nulla di male nel raccogliere i frutti, questo è cambiato.
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Il fatto che una casa farmaceutica abbia un guadagno economico non giustifica mancanza di etica, poi potete credermi o meno. Ma se ci pensate anche istituzioni accademiche hanno un (giusto) guadagno nel fare studi clinici, senza contare le pubblicazioni che ne derivano.
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2) Etica. Sí, etica. Non ho nessun timore a dirlo. Quando si disegna uno studio non si guarda solo all’efficacia ma anche, e sempre piú, alla tollerabilitá della nuova terapia. Senza parlare delle ferree regole per ottenere e analizzare i campioni dei pazienti.
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Una cosa è pubblicare qualcosa che potrebbe dare idee su come disegnare la prossima terapia, un’altra è dare questa terapia fisicamente a pazienti. L’esercito di persone che sta dietro a una decisione come questa è molto consapevole di quello che c’è in gioco.
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Non sto qui a sfatare luoghi comuni o vari complotti dei “poteri forti”, ma vorrei rissumere quello che ho vissuto fino ad oggi. 1) Rigore scientifico. Sono stato in istituti prestigiosi ma il rigore scientifico delle case farmaceutiche è imbattibile, vi spiego perché.
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Thread. 5 anni fa cominciavo la mia avventura in industria. Ho imparato e sto ancora imparando moltissimo. Le differenze principali con l’accademia sono il gioco di squadra e la pressione/impatto che si ha nel contribuire attivamente al disegno di studi clinici sperimentali.
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I seminari sui treni svizzeri si preparano meglio.
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Domani parto per un viaggio di 12 gg che mi vedrà a Basilea, Barcellona, Berlino, Roma, Salerno, Meldola. Seminari accademici e collaborazioni. Ma anche il congresso europeo di Oncologia Medica. Dove vedremo dati assolutamente fantastici che cambieranno la pratica clinica.
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Questo è 1/90mo del laboratorio in UK. Chiedetemi se sono felice.
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Sto facendo la valigia ed eccolo immancabile con la sua “faccia da valigia”.
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Il Nobel per la medicina di quest’anno è un classico esempio di ricerca di base al servizio della clinica. Quando 30 anni fa i ricercatori premiati iniziavano i loro studi sui linfociti nessuno poteva imaginare che avrebbero contribuito in maniera essenziale alla moderna immunoterapia.
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I tumori originano essenzialmente da un accumulo di alterazioni genetiche nelle cellule e per cambi del micro-ambiente che permettono loro di eludere il sistema immunitario. E ci vuole tempo.
I cosiddetti turbocancri sono invenzioni di ciarlatani senza scrupoli.