Fabio Sabatini
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Professor of Economics, Sapienza University of Rome | IZA Fellow, Bonn | fabiosabatini.site.uniroma1.it | Substack: https://fabiosabatini.substack.com/

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Nel nuovo post sul blog provo a dare una risposta usando gli strumenti dell’economia politica. Grazie a chi avrà la pazienza di cliccare sul link qui sopra e di arrivare fino in fondo.

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Si parla poco dell’eclissi della società civile americana, che sembra sorprendentemente inerte di fronte al bombardamento quotidiano cui il regime trumpista la sottopone. In particolare, perché l’università americana, spina dorsale della società civile, è ancora così imbelle?
Il dilemma della Resistenza
L’università e la società civile americana si trovano di fronte a un tipico problema di coordinamento. La sconfitta di Trump passa dalla sua soluzione
fabiosabatini.substack.com

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E spiego perché il rifiuto del MIT di sottoscrivere il patto politico imposto dalla Casa Bianca potrebbe diventare più di un atto di autonomia accademica: la scintilla di una nuova resistenza civile.

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La resistenza è un gioco di coordinamento: se tutti si piegano, il tiranno vince. Se qualcuno trova il coraggio di alzare la mano, può cambiare l’equilibrio.

Nel nuovo post racconto la repressione di Trump e la risposta della società civile con il linguaggio della teoria dei giochi.

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Il dilemma della Resistenza
L’università e la società civile americana si trovano di fronte a un tipico problema di coordinamento. La sconfitta di Trump passa dalla sua soluzione
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Nel nuovo post sul mio blog - ora anche nella versione inglese su The Civic Economist -
ho provato a ricostruire il piano di Trump per invocare l'Insurrection Act e usare le forze armate per la repressione del dissenso.
Trump’s road to martial law
In this new phase of authoritarian escalation, the president seeks extraordinary powers to turn the military into a domestic police force, beyond democratic control
civiceconomist.substack.com

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L'America di Trump: l'autocrate che vuole il Nobel per la pace mentre dichiara guerra ai suoi stessi citttadini. Agenti mascherati che colpiscono civili che protestano pacificamente.

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Nel nuovo post sul mio blog - ora anche nella versione inglese su The Civic Economist -
ho provato a ricostruire il piano di Trump per invocare l'Insurrection Act e usare le forze armate per la repressione del dissenso.
Trump’s road to martial law
In this new phase of authoritarian escalation, the president seeks extraordinary powers to turn the military into a domestic police force, beyond democratic control
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L'America di Trump: l'autocrate che vuole il Nobel per la pace mentre dichiara guerra ai suoi stessi citttadini. Agenti mascherati che colpiscono civili che protestano pacificamente.

Reposted by Nicola Giocoli

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Reposted by Fabio Sabatini

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"Di cos’altro ha bisogno l’opinione pubblica americana — che a maggioranza non sostiene questa amministrazione — per rendersi conto della portata del pericolo?

La guerra civile di Trump
Un passaggio cruciale quasi ignorato in Europa - di @fabiosabatini.bsky.social
La guerra civile di Trump
A Quantico, Trump e Hegseth hanno convocato i vertici delle forze armate per dichiarare guerra a un nemico interno immaginario. Un passaggio cruciale quasi ignorato in Europa
fabiosabatini.substack.com

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PS: Qui invece trovate un adattamento in inglese del post.
Se volete aiutarmi a far conoscere la versione internazionale del blog, The Civic Economist, potete condividerlo coi vostri contatti all'estero.
Trump's civil war
At Quantico, Trump and Hegseth summoned America's top generals to declare war on an imaginary "enemy within." A turning point that Europe has largely ignored
civiceconomist.substack.com

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Nel nuovo post sul mio blog spiego perché i discorsi di Trump e Hegset a Quantico, il quartier generale dei Marines, rappresentano un punto di svolta simbolico e strategico nella costruzione autoritaria americana: l’annuncio ufficiale che gli USA sono in guerra contro un nemico interno.

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La guerra civile di Trump
A Quantico, Trump e Hegseth hanno convocato i vertici delle forze armate per dichiarare guerra a un nemico interno immaginario. Un passaggio cruciale quasi ignorato in Europa
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Ma è un’illusione pericolosa. Il mondo è cambiato così in fretta che la grande maggioranza del pubblico — negli Stati Uniti come in Europa — sembra incapace di accettarlo.

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In Europa i media liquidano tutto come eccessi retorici di un’amministrazione in difficoltà. Molti Democratici americani fanno lo stesso: finirà, i repubblicani perderanno le prossime elezioni e tutto tornerà come prima.

9/11

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Le scienze politiche lo chiamano terrorismo di Stato: quando un regime autoritario usa l’apparato di sicurezza contro i propri cittadini per intimidirli e soffocare il dissenso.

8/11

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È lo schema classico del fascismo: inventare un’ondata di terrorismo inesistente per trasformare le città progressiste in zone di guerra, e criminalizzare insieme politici democratici, giudici indipendenti e cittadini che esercitano il diritto di protestare pacificamente.

7/11

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Come Hitler e Goebbels negli anni Trenta, Trump e i suoi stanno costruendo un clima di paura e sospetto, in cui ogni forma di dissenso diventa tradimento verso l’America.

6/11

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Nel frattempo, gli ordini esecutivi del presidente equiparano praticamente ogni forma di non-allineamento con il fanatismo MAGA (per esempio, l'ostilità ai valori tradizionali della moralità) al terrorismo, creando le premesse per l'uso della forza contro chi intenda manifestare dissenso.

5/11

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Nei suoi discorsi, Stephen Miller (capo gabinetto della Casa Bianca e tra i principali ideologi di Trump) insiste ossessivamente sulla necessità di impiegare le forze armate per neutralizzare gli “insorti”.

4/11

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Trump e il suo establishment equiparano dissidenti, oppositori e semplici critici – cittadini americani - a un esercito invasore, invitando implicitamente i militari a considerarli un nemico da combattere.

3/11

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Se non lo sapevate, è perché non è vero. Ma questa è la narrazione di guerra che Trump sta diffondendo in questa fase di accelerazione autoritaria, nel sonno generale di buona parte dei Democratici americani e nell’indifferenza quasi totale del pubblico europeo.

2/11