Dario D'Angelo
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🚨🚨🚨🪖🇮🇱 Il Blog apre la sua Briefing Room. Arrivano retroscena importanti, dettagli decisivi: sul patto di cessate il fuoco, sui preparativi in corso in Israele, sugli equilibri politici a Tel Aviv, su ciò che accadrà nei prossimi giorni, sui vincitori e sui vinti dell'accordo.
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E avremo ancora molto di cui parlare.

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Ma attenzione alle sorprese: è stato proprio Trump ad ammettere che gli Stati Uniti stanno guardando anche ad “altre opzioni” oltre ai Tomahawk. Insomma, se avete avuto la pazienza di arrivare fino in fondo, il concetto è ormai chiaro: il mondo è in movimento.
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La portata principale della discussione resta la fornitura di Tomahawk, i missili con gittata fino a 2500 km che potrebbero colpire obiettivi russi in profondità.
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occidentali). Ma il momento decisivo per capire che tipo di supporto forniranno gli Stati Uniti arriverà domani: Zelensky è stato infatti invitato alla Casa Bianca con l’obiettivo di discutere faccia a faccia i piani militari di Kyiv.
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comunicare a Vladimir Putin che non è possibile piegare militarmente gli ucraini. Se torniamo con la mente al famoso incontro finito in rissa nello Studio Ovale appare ancora più chiara la portata del miracolo diplomatico realizzato da Zelensky (anche grazie alla mediazione degli Alleati
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Dopo due anni trascorsi quasi interamente sulla difensiva, dopo mesi e mesi passati a cercare di limitare i danni, a fare i conti con la prospettiva di essere abbandonati dagli Stati Uniti, l’Ucraina chiede a Trump sostegno per riconquistare porzioni importanti di territorio, per
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È stato proprio il presidente americano a svelare che Kyiv intende “passare all’offensiva” contro la Russia e “prenderemo una decisione su questo, ma vogliono passare all’attacco”. Attenzione: non si tratta di una notizia banale.
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Questa storia è ancora lontana dal dirsi finita. La pace resta per ora un’idea. Nient’altro. 

🪖🇺🇸🇺🇦🇷🇺 Chiudiamo con l’Ucraina. Ma ancora una volta il fattore decisivo si conferma Donald Trump.
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Ma la sensazione è che anche completata la Fase 1 del piano, sulla carta la più semplice da implementare, le cose torneranno a complicarsi maledettamente nel momento in cui si tratterà di far accettare ad Hamas il proprio disarmo e la rinuncia a un ruolo nella governance di Gaza.
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È evidente: gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per blindare la tregua. Sono anche pronti a fornire ricompense ai palestinesi che forniscano informazioni utili al ritrovamento degli ostaggi.
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Ron Dermer, braccio destro di Bibi Netanyahu, lo ha comunicato ieri agli inviati trumpiani Steve Witkoff e Jared Kushner. La risposta è stata più o meno la seguente: dateci tutte le informazioni di cui disponete, saremo noi a fare pressione su Hamas.
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acque. Gli 007 israeliani ritengono infatti di essere in possesso delle prove che circa 15-20 ostaggi possano essere individuati rapidamente da Hamas e che solo una manciata di corpi siano effettivamente difficili da recuperare.
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l’ausilio di attrezzature speciali con cui cercarli e recuperarli. Di nuovo: Israele sa da tempo che Hamas non ha il controllo su tutti i corpi degli ostaggi uccisi, ma le valutazioni dell’intelligence suggeriscono che il gruppo terroristico stia prendendo tempo tentando di confondere le
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aumento. Perché? Perché Hamas non sta rispettando i patti. Ieri sera l’organizzazione terroristica ha consegnato alla Croce Rossa altri due corpi, ma ecco la novità: Hamas sostiene di aver finito qui, di non avere più sotto mani altri resti, di non poter restituire altri ostaggi se non con
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Il presidente americano lo ha chiarito poche ore fa: basta una mia parola e Israele riprenderà a combattere, ho dovuto trattenerli dal farlo. Le possibilità che nel giro di qualche settimana la Striscia di Gaza ritorni effettivamente a essere un campo di battaglia nelle ultime ore sono in
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La Marina a stelle e strisce dispone di otto navi da guerra di superficie e di un sottomarino nei Caraibi. Traduzione: dipende tutto da Donald Trump. 

🪖🇮🇱🇺🇸 Quest’ultimo teorema è valido anche a Gaza.
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americana la possibilità del ricorso alla forza militare. Piccolo promemoria prima di andare avanti: nella regione si trovano attualmente 10.000 soldati americani, la maggior parte nelle basi di Porto Rico, ma anche un contingente di marines a bordo di navi d’assalto anfibie.
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Domani, forse, un’operazione militare o di intelligence volta a rovesciare Maduro. A cosa serve questo processo di avvicinamento? Non solo a capire se i propri avversari vogliano uscire dall’assedio in ginocchio e con le mani alzate, ma anche a legittimare agli occhi dell’opinione pubblica
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Al contrario: pone le fondamenta, anche nel discorso pubblico, per rendere accettabile, passo dopo passo, ciò che fino a poco tempo prima sarebbe apparso impensabile. Ieri lo strike al programma nucleare di Teheran.
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E sì, The Donald è un attore istintivo, ma quando si tratta di maneggiare obiettivi di lungo termine - si veda l’esempio del nucleare iraniano - è solito abbracciare un tipo di approccio progressivo, più graduale. Difficilmente procede a strappi.
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Siamo chiaramente in presenza di un salto di qualità: è difficile che un presidente americano si esponga fino a questo punto senza avere un obiettivo in testa molto chiaro.
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Di più: ammette candidamente che la sua amministrazione, dopo aver messo sotto controllo le rotte marittime utilizzate dai narcotrafficanti, sta ora valutando la possibilità di intervenire con dei raid a terra, direttamente sul suolo venezuelano.
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una domanda ridicola, ma sarebbe ridicolo per me rispondere a questa domanda”. Dov’è la notizia in questo caso? Risposta: il presidente degli Stati Uniti d’America non esclude la possibilità di intervenire per dare la spallata al regime di Maduro.
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Le informazioni relative all’ordine impartito da Donald Trump sono ovviamente molto vaghe. Dopotutto il principio è quello ribadito dallo stesso inquilino della Casa Bianca in risposta a un giornalista che chiedeva se l’agenzia di spionaggio fosse autorizzata a rovesciare Maduro: “Non è