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Ormai si era capito molto bene: disturbare Paperino con qualsiasi cosa o qualsiasi animale era l'arma migliore per divertire il pubblico. Qui basta una mosca e il gioco è fatto.

#Disney #Natale #RecensioniFuoriTempo
i corti disney nella vecchia fattoria (1941) Chi non ha mai avuto a che fare con una piccola mosca ronzante e disturbatrice? Carl Barks e Jack Hannah, all’epoca sceneggiatori di quasi tutti i corti di Paperino, hanno costruito tutto un cortometraggio su questa semplice constatazione. Nella Vecchia Fattoria ci regala un Donald bucolico e rurale, allegro e spensierato, dedito a tutte le attività più classiche di un buon fattore con i suoi animali. La situazione precipiterà quando la mungitura della mucca Clementine verrà disturbata da un insetto scaltro e furbissimo. Il corto sta tutto qui, ma funziona piuttosto bene nelle gag che riesce a costruire, alcune davvero divertenti: certo, non resta uno dei corti qualitativamente più riusciti del periodo, ma alcuni dei suoi momenti sono diventati iconici. L’intro musicale, con “Nella Vecchia Fattoria” mostra il classico modo tutto disneyano di abbinare musica e parole alle animazione e di lasciare che sia il ritmo della melodia a guidare le azioni dei personaggi. In poche, semplici scene ci viene presentato con efficacia narrativa, gran ritmo e tanto divertimento il contesto, segno di quanto il linguaggio dell’animazione riuscisse a mostrare con efficacia qualsiasi cosa. Ed era tutto talmente divertente che non serviva nemmeno sforzarsi più di tanto per costruire intrecci narrativi complessi. Erano le scene a parlare e questo bastava e avanzava.
December 8, 2025 at 8:52 AM
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Early to Bed è uno dei miei corti preferiti di Paperino: per divertire non ha bisogno di nient'altro se non il protagonista a una situazione assurda: la creatività Disney ai massimi livelli.

#Natale #Disney #RecensioniFuoriTempo
i corti disney early to bed (1941) Non solo parenti, disturbatori “umani” e animaletti pestiferi. Nel corso degli anni le fonti di crisi per la tranquillità e la sanità mentale di Paperino si sono ampliate anche a oggetti inanimati. E in Disney vi era da sempre una grande creatività nel cercare di “dare vita” alle cose di tutti i giorni, animandole quasi di vita propria. È il caso di questo corto del 1941: è tardi, Paperino ha sonno e si prepara ad andare a letto; la sveglia prima e il letto poi sembreranno quasi mettersi d’accordo per disturbare la sua quiete, intrappolandolo in un incubo insonne di difficile soluzione. L’idea è semplice, la trama non esiste ed Early to Bed non è altro che un susseguirsi di gag ad altissimo ritmo, dove la comicità è tutta giocata sull’assurdità delle situazioni e sulla rabbia del malcapitato protagonista. Gli autori si divertivano a portarlo agli estremi della sua rabbia, lo costringevano a prendere le contromisure più assurde e, sempre e comunque, lo portavano a perdere la sua battaglia. Quelle di Paperino erano scalate insormontabili che non toccavano mai la vetta ma lo portavano a rotolare giù sul pendio e a tornare sempre e comunque al punto di partenza, più arrabbiato che mai. La sfortuna sarà sempre la sua compagna prediletta e le vittorie nel corso della sua lunga storia saranno fortemente limitate, anche quando non voleva far altro che dormire. Ma il divertimento era comunque assicurato: ridere delle sfortune altrui è sempre stato il nostro sogno più nascosto.
December 7, 2025 at 8:03 AM
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Uno sguardo ai film natalizi di questo periodo: il numero 13 é ancora a tema Natale! 🎄
#13 La Guida ai film di Natale 2025
Una lista (non richiesta) per non annegare nel mare di film natalizi che viaggiano sulle piattaforme streaming in questo periodo.
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December 6, 2025 at 12:54 PM
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Il canovaccio di questi corti di Paperino è più o meno sempre lo stesso, ma questo del 1940 è importantissimo per l'arrivo della sua poi inseparabile compagna di vita, Paperina. Un altro elemento imprescindibile per il mondo dei paperi.

#Disney #Natale #RecensioniFuoriTempo
i corti disney paperino e l’appuntamento (1940) Nipoti, cugini e amici non bastavano più: a Paperino serviva urgentemente una fidanzata ed è nel 1940 che Paperina fa il suo trionfale ingresso in scena, prendendosi un posto d’onore che non lascerà mai più. Sexy, civettuola, ammiccante ma tremendamente buona e umana, un personaggio perfetto per normalizzare i bollenti spiriti e l’irascibilità del compagno. Paperino e l’Appuntamento affonda i denti nella tradizione musicale Disney, proponendo un cartone dove danza e musica viaggiano all’unisono sin dai primi minuti. Si tratta di un lavoro musicale che racconta molto bene quell’epoca lontana e i suoi gusti in fatto di canzoni, in una sorta di jazz trascinante e ammiccante, ideale per essere ballato in totale libertà e senza schemi. Ed è proprio sui balli scatenati che viene costruito il gioco comico, con lo schema della scaramucce tra zio e nipotini qui applicate a un appuntamento romantico. Qui, Quo e Qua faranno di tutto per rovinare la festa allo zio ma, in qualche modo, grazie alla loro burloneria e alla loro voglia di divertirsi sempre e comunque, permetteranno a Paperino di conquistare il cuore della giovane amata. Un cuore che non lascerà mai più: Paperino e Paperina saranno protagonisti di tante altre storie, tutte molto riuscite seppur non frequentissime, e il personaggio diverrà di diritto uno dei più importanti del mondo dei paperi e dell’intero mondo Disney.
December 6, 2025 at 8:49 AM
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Con Carl Barks e Jack Hannah il mondo di paperi iniziò davvero a prendere vita. Cousin Gus aggiunge il mitico cugino Ciccio, ma quegli anni furono importantissimi per costruire una mitologia ancora oggi fortissima.

#Natale #Disney #RecensioniFuoriTempo
i corti disney cousin gus (1939) Idee semplici per gag efficacissime: può essere riassunta così la lunga epopea dei corti di Paperino. Una “tattica” che non solo permise alla serie di andare avanti anche nei periodi più bui, ma anche di avere un ritmo produttivo davvero folle, con uscite numerose, ravvicinate e copiose. In Disney avevano capito bene quanto il personaggio funzionasse se affiancato a disturbatori di volta in volta diversi. Ciccio era il cugino venuto da lontano, pronto a mangiare qualsiasi cosa e a svaligiare il frigo del malcapitato protagonista. La trama, come sempre, si limita esattamente a questo, senza aggiungere altro. A fare tutto sono la perfetta caratterizzazione di Ciccio, qui molto più dinamico e attivo rispetto a quello che conosciamo, la solita irascibilità di Paperino e della gag a tema cibo che fecero scuola (la pannocchia mangiata come una macchina da scrivere, gli spaghetti che vengono “tessuti” all’uncinetto, gli hot dog che diventano “cani”). Bastava davvero poco per divertire e questo Cousin Gus riesce a intrattenere e scivolare via con grande efficacia, senza mai un calo di ritmo o tensione comica. Ma quello che più di tutto funzionava, forse, era ciò che veniva costruito intorno a Paperino, i suoi parenti, gli amici, i nipoti - e presto, la fidanzata - una carrellata che rese il mondo dei paperi un complesso gruppo sociale sul quale creare storie e personaggi indimenticabili.
December 5, 2025 at 7:44 AM
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Giorno 4 dedicato ancora un’avventura tra le più celebri con Paperino e i nipoti. Ambientazione invernale impagabile.

#Natale #Disney #RecensioniFuoriTempo
i corti disney hockey su ghiaccio (1939) Ancora Qui, Quo e Qua come spalle, per un corto che è l’esatta copia carbone de Una partita a golf, questa volta però con l’hockey al centro della scena. Tutto quanto viene qui però perfezionando, andando innanzitutto a estremizzare alcune delle caratteristiche più tipiche dei personaggi in campo: i nipoti tornano ad essere più cattivi, competitivi e scorretti che mai, pronti ad ogni tipo di angheria pur di averla vinta; lo zio metterà invece in campo tutta la suo spocchia, la sua superbia e la sua spacconeria, tre caratteristiche che Barks amava tanto e che, nel corso degli anni, riuscirà a portare allo stato dell’arte. Negatività e scorrettezza, impossibili da apprezzare in altri contesti, nelle storie di Paperino riuscivano incredibilmente a far breccia, dimostrandosi funzionali al gioco comico e alla creazione di situazioni estreme e gag action frenetiche e folli. Ad esaltare il tutto, in questo caso, un’ambientazione invernale davvero riuscita - la Disney in questo è sempre stata maestra - e una cura nelle animazioni da capogiro: vedere i paperi muoversi sul ghiaccio con fluidità o la neve deformarsi e trasformarsi in ogni momento, su sfondi evocativi e affascinanti ammantati di bianco ha ancora oggi una forza fuori dal comune, una magia immutata nonostante siano passati più di 80 anni.
December 4, 2025 at 8:41 AM
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Giorno 3 e ancora zio e nipoti in una lotta all'ultimo tiro per la supremazia. Siamo nel 1938 e il canovaccio di base di questi corti era ormai più che stabilito.

#Natele #Disney #RecensioniFuoriTempo
i corti disney una partita a golf (1938) Non lo avevamo ancora raccontato, ma Carl Barks fu sceneggiatore di molti dei primi corti di Paperino. Fu lui, come ben sappiamo, a creare, costruire e ampliare tutti i personaggi e le situazioni che caratterizzarono Paperino e il suo mondo. I fumetti furono certamente il suo terreno di caccia privilegiato, ma sua fu l’introduzione dei nipotini e sua è anche la scrittura di questo corto del 1938. Una partita a golf fu il terzo cartone di fila, nello stesso anno, con Qui, Quo e Qua ad accompagnare lo zio, segno di quanto si credesse nei personaggi e di quanto si avesse fretta di creare un microcosmo stabile in cui far muovere Paperino con sicurezza. Questo corto, come molti altri della serie, non ha una vera e propria trama: viene presa una situazione, viene messo Paperino al centro nel tentativo di fare qualcosa e vengono messi altri elementi sullo sfondo, spesso e volentieri i nipoti, che lo disturbano, lo destabilizzano, lo fanno arrabbiare e gli fanno fare brutta figura. Qui la situazione è il golf e tutto si riduce a una lunga serie di gag veloci, più o meno riuscite, dove l’esito è chiaro sin da subito. Paperino non è e non potrà mai essere un golfista: per quanto si atteggi lui resta sempre un sempliciotto irascibile e iracondo, sul quale si scagliano sempre le peggiori sfighe. Un destino che non cambierà mai: anche se sai già come andrà a finire, impossibile non divertirsi.
December 3, 2025 at 7:57 AM
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Giorno 2 nel nostro #Natale dedicato a Paperino. Qui entriamo nella sua storica serie regolare con l'esordio assoluto di tre personaggi ancora oggi amatissimi: Qui, Quo e Qua.

#Disney #RecensioniFuoriTempo
i corti disney i nipoti di paperino (1938) A soli quattro anni dal suo esordio nelle Sinfonie Allegre il “mondo” di Paperino e dei corti Disney si era totalmente capovolto. Da personaggio “mordi e fuggi” il buon Donald si era trasformato molto presto in uno standard character, una superstar capace di entrare nel cuore degli spettatori, affiancando e poi surclassando la stella dell’apparentemente insuperabile Topolino. Così, mentre la stella della mascotte della mascotte si offuscava, quella del nuovo arrivato diventava sempre più luminosa. Da “accompagnatore” di Topolino nelle sue gesta - i corti insieme a Pippo erano diventati i più amati della serie di Mickey Mouse - Paperino guadagnò una serie regolare tutta sua come protagonista che, in poco tempo, ottenne molto più successo di quella principale. Mentre Topolino non riusciva a stare al passo coi tempi, Paperino aveva tutte le caratteristiche per intercettare i gusti del pubblico dell’epoca: le sue non erano mai imprese eroiche ma momenti di vita di tutti i giorni dove le cose gli andavano sempre piuttosto male e lui era continuamente sottoposto alle torture peggiori; la gente ci si riconosceva perché gli vedeva vivere i problemi di tutti. Qui lo vediamo alle prese con i suoi celebri nipoti, qui alla loro prima apparizione: dovrà fare i conti con la loro cattiveria, nel tentativo, senza successo, di educarli e rabbonirli. Mai più Qui, Quo e Qua avrebbero raggiunto vette così alte di cinismo e malignità, ma I Nipoti di Paperino fissò uno schema che avrebbe fatto la fortuna della serie e iniziò a costruire un mondo, quello dei paperi che, tra fumetti e animazione, avrebbe cambiato la Disney per sempre.
December 2, 2025 at 8:38 AM
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Dicembre è iniziato e con lui anche un viaggetto nell'animazione Disney degli anni d'oro, con alcuni corti storici dedicati al mitico Paperino. E partiamo proprio dalle origini e dal lontano 1934.

#Disney #Natale2025 #RecensioniFuoriTempo
i corti disney la gallinella saggia (1934) Prima che gli fosse regalata una serie tutta sua, il buon Paperino fece la sua prima apparizione in uno storico corto della fortunatissima serie delle Silly Symphony: la sua, come accadeva per la maggior parte dei personaggi di questi film musicali, doveva essere un’apparizione unica, ma il personaggio e il corto riscossero talmente tanto successo da trasformare il buon papero vestito da marinaio in una vera e propria star. La Gallinella Saggia, come indica il titolo, mette Paperino nel ruolo di semplice comprimario insieme al suo amico Peter Pig: vera protagonista è una gallina e i suoi piccoli, intenti a piantare e raccogliere semi; la loro ricerca di aiuto si rivela infruttuosa per la ben poca voglia del maiale e del papero di lavorare. Come ogni buona favola che si rispetti, i due riceveranno la beffarda punizione che si meritano per aver fatto di tutto per non aiutare, preferendo l’ozio e il divertimento al dovere. Una trama semplice per una storiella piuttosto classica che punta tutto sulla cura delle animazioni - veramente incredibile - e sul ritmo musicale di ogni scena. Paperino, seppur con un design molto più “animalesco” rispetto a quello tipico che avrebbe assunto qualche anno dopo, ha tutte le caratteristiche, fisiche e caratteriali, che lo renderanno il personaggio più amato di tutti, compresa l’iconica e incomprensibile parlata di Clarence Nash. In Disney, prima su carta e poi in video, si accorsero quasi subito dell’importanza del personaggio: quella che doveva essere un’apparizione unica si trasformò presto nell’esordio di un’icona intramontabile.
December 1, 2025 at 7:44 AM
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Argomenti scottanti nella newsletter della settimana..😂
#12 Il fantastico mondo dei film tv di Natale
Cosa si nasconde dietro questi prodotti che facciamo finta di odiare ma che in fondo al nostro cuore amiamo alla follia.
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November 29, 2025 at 2:28 PM
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Hal Ashby sempre troppo sottovalutato: Harold e Maude è un film delizioso, una storia d'amore che è anche un inno alla vita e a conservare la propria unicità.

#Cinema #CineSky #FilmFuoriTempo #RecensioniFuoriTempo
harold e maude Hal Ashby (1971) Hal Ashby ha sempre avuto uno sguardo unico sul mondo, rivoluzionario per la sua epoca, in piena sintonia con i sentimenti della New Hollywood e di una società che voleva distaccarsi dal suo passato per provare ad essere diversa, anticonformista, ribelle o, semplicemente, più libera. Harold e Maude è il racconto dello strano rapporto tra un giovane all’inizio dell’età adulta e una donna alla fine della sua vita: i due poli opposti, sotto tutti i punti di vista, intraprenderanno un viaggio spensierato, felice, ma anche doloroso che li cambierà per sempre. Tutto poteva dar vita al più classico dei film emotivamente impegnati, una di quelle parabole tra gioia e tristezza che abbiamo visto milioni di volte, ma questa storia è profondamente diversa dalle altre. In primo luogo il film non si prende mai sul serio, sfocia spesso e volentieri nel surrealismo e nella follia e ci propone due protagonisti totalmente fuori dagli schemi sociali, due “diversi” incurabili. Harold è un ragazzino solo e turbato, a cui piace andare ai funerali e far finta di suicidarsi in modi ogni volta più creativi davanti a sua madre; anche a Maude piace andare ai funerali ma il suo è solo un desiderio di viaggiare a tutta velocità a cavallo della vita, tra sorrisi, spensieratezza e auto rubate. Uno rappresenta la morte, l’altro la vita ed entrambi, alla fine, riceveranno qualcosa dal loro incontro. Il film fa sorridere e riflettere, racconta molto bene alcuni aspetti della modernità e regala momenti davvero riusciti, valorizzati da un Ashby in stato di grazia, capace di accompagnare il tutto con inquadrature evocative e profonde e scene che rimangono impresse per la loro impareggiabile forza simbolica.
November 29, 2025 at 7:34 AM
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Rispetto alla media dei live action Disney questo Lilo e Stitch è oro che cola: il problema è che queste operazioni le ho sempre trovate abbastanza inutili.

#Cinema #CineSky #RecensioniFuoriTempo
lilo e stitch Dean Fleischer Camp (2025) Lilo e Stitch è un film che vive totalmente nel riflesso della sua controparte animata e si fonda sull’amore incondizionato che una buona fetta di pubblico ha verso l’opera originale di Chris Sanders del 2002. L’obiettivo, più che palese sin dai primi minuti, era uno e uno soltanto: non cambiare quasi nulla e attenersi il più possibile al canovaccio originale. Il risultato è un adattamento che ricalca tutto ciò che nel cartone funzionava e che fa giusto qualche modifica per rendersi credibile e verosimile e per non riempire il lavoro di effetti speciali e CGI. Il vero punto di forza del film è proprio quello di apparire come vero, autentico e “realistico”. La computer grafica non è mai soverchiante ma solo un arricchimento agli attori in carne e ossa, un obiettivo che, con le trasposizioni di altri classici molto più “fantasiosi” era impossibile e dava vita a ibridi dove a farla da padrone erano sfondi e oggetti ricreati in digitale. Lilo e Stitch, ambientato in un posto realmente esistente ed essendo ancorato al nostro presente, si adattava molto bene a questa semplicità e, per una volta, in Disney sono stati molto bravi a capirlo e a “cavalcare l’onda” senza stravolgimenti, consapevoli di un prodotto che viveva di un perfetto equilibrio che era inutile stravolgere. Risultati che hanno del miracoloso, vista la sequela di fallimenti degli ultimi anni (Pinocchio, Peter Pan, La Sirenetta e, soprattutto, l’obbrobrioso Biancaneve), ma che non spostano di una virgola la natura di questo tipo di operazioni: macchine da incasso facile che, quando va bene, non aggiungono nulla all’opera originale mentre, quando va male, sono un insulto a capolavori che hanno fatto la storia del cinema d’animazione.
November 28, 2025 at 8:26 AM
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Da Il Mostro di Sollima mi aspettavo qualcosa di molto diverso, ma si tratta comunque di un prodotto ben realizzato e che ha qualcosa da dire, provando a offrire un punto di vista diverso dal solito.

#SerieTV #Streaming #RecensioniFuoriTempo
il mostro (2025) Sinceramente, le aspettative erano diverse: non migliori, non peggiori, solo differenti da ciò che poi è stato alla fine Il Mostro, questa miniserie Netflix diretta da Stefano Sollima. Mi aspettavo un excursus completo e romanzato su una delle vicende italiane più lunghe e complesse di sempre, un thriller che si occupasse degli omicidi e delle indagini nel corso degli anni, magari viaggiando tra diversi piani temporali. Invece la scelta di questa serie è stata radicale e originale, concentrandosi sul primissimo omicidio, quello del 1968, e sul primo filone delle indagini sul serial killer fiorentino, la cosiddetta pista sarda. Quattro puntate che scandagliano lo stesso periodo ma visto da quattro punti di vista diversi, quelli dei quattro sospettati (e poi tutti assolti) per quell’episodio. Niente Pietro Pacciani, niente “compagni di merende”, niente sui filoni più corposi delle successive indagini, ma solo un lungo viaggio avanti e indietro sulla stessa linea temporale per capire come tutto ha avuto inizio. Apprezzabile la voglia di venir fuori da un racconto che sarebbe stato troppo classico, per raccontare invece un punto di vista diverso, che parte da un assunto ben preciso (e spesso discusso) ma che dà vita a un racconto sorprendente e che si svela episodio dopo episodio. Sollima come sempre magistrale nel creare atmosfera giocando tutto su un’oscurità persistente e ingegnosi tagli di luce, che siano quelli di una torcia o i fari di una macchina nella notte. Anche gli agganci all’attualità e alla violenza di genere, seppur prevedibili, funzionano. A non funzionare sempre benissimo è invece un avanti e indietro nel tempo spesso confusionario e una ricostruzione storica e degli ambienti un po’ anonima. Il Mostro non da risposte, se ne frega delle aspettative, della completezza e della verità in senso assoluto, ma è una buona serie: il resto lasciamolo ai documentari.
November 26, 2025 at 8:45 AM
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Dicembre è ormai alle porte e questa è una delle classiche raccolte di storie a tema della Marvel. Solo per veri appassionati delle feste.

#Natale #Fumetti #RecensioniFuoriTempo
e storie di natale dei supereroi AA.VV. panini (2025) Il piacere delle feste natalizie è molto forte nei fumetti, con personaggi più o meno conosciuti che si ritrovano a vivere le loro avventure durante il periodo più bello dell’anno. Marvel ha una lunga e fiorente tradizione di special natalizi ed è innegabile che i suoi eroi ben si adattano alle feste e alle loro atmosfere. E ogni anno per Panini è la giusta occasione per proporre gli special fumettistici più recenti. Le storie di Natale dei Super Eroi è un agile volumetto con copertina rigida di poco più di 60 pagine, con una serie di storie brevi inedite e molto recenti. Ce n’è davvero per tutti i gusti, dai Fantastici 4 agli X-Men, passando per Spider Man, più una selezione di fumetti con alcuni degli animali Marvel più celebri. Raccontini leggeri, senza troppe pretese o complessità, perfetti per donare la giusta atmosfera e per una lettura rapida e veloce: sono anche un buon modo per fotografare il presente del fumetto supereroistico americano e il suo modo di rapportarsi alle festività: il taglio è moderno, inclusivo, attento ad essere classico ma anche aperto alle novità. La Marvel ha dalla sua una freschezza e un tono che ben si adattano a questi momenti quanto mai leggeri e di gioiosi, dove si può lasciare spazio al divertimento e ai buoni sentimenti. E Natale in fondo è bello anche per questo.
November 25, 2025 at 9:05 AM
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Nell’uscita di oggi si parla di fumetti e musica e di un’uscita imperdibile di un artista inimitabile.
# 11 Di Caparezza, Orbit Orbit e fumetti di Natale
Uno sguardo al nuovo fumetto/disco di Caparezza ma anche a una raccolta di storie natalizie Disney davvero imperdibile.
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November 22, 2025 at 12:29 PM
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Film che non ha bisogno di troppe presentazioni: capolavoro vero della settima arte, un po' come tanti altri film di Kubrick.

#Cinema #CineSky #FilmFuoriTempo #RecensioniFuoriTempo
arancia meccanica stanley kubrick (1971) Difficile non trovare capolavori nell’incredibile filmografia di Stanley Kubrick. Difficile, nonostante tutto, non considerare Arancia Meccanica come uno dei suoi lavori più potenti e iconici. Un atto di coraggio incredibile e assoluto per un film sovversivo sotto tutti i punti di vista, che immagina un futuro distopico e indefinito, raccontato attraverso un uso originale dell’estetica, delle scenografie, dei costumi e del linguaggio. Al centro della scena il giovane Alex, teppista che con il suo gruppo di amici si dedica alla pratica dell’ultraviolenza, macchiandosi di atti terribili per puro piacere personale. Le cose cambieranno radicalmente quando il ragazzo verrà tradito dai compagni, incarcerato e inserito in uno sperimentale programma di rieducazione che lo priverà della sua stessa identità. A un primo sguardo il film potrebbe essere pensato come un semplice quanto creativo sfoggio di violenza folle e insensata, ma in realtà Arancia Meccanica fa molto di più, approfondendo quella violenza e analizzandone le declinazioni più profonde. E quella che Kubrick ci mostra è una società profondamente crudele, che vuole fermare la violenza con altra violenza. Inserito in un sistema di regole e leggi, Alex si trova a subire una sorte terribile, rinchiuso in una morsa di soprusi senza scampo dopo la quale non sarà più lo stesso. Arancia Meccanica immagina un futuro immaginario ma in una società che è la copia carbone della nostra: una denuncia beffarda, glaciale e cinica del nostro mondo e della nostra società, di chi ci governa e dei mostri che ogni giorno riesce a partorire. Siamo figli di una madre che ci ha creato ma a cui non siamo mai piaciuti e che cerca ogni giorno di nasconderci e sopprimerci, piuttosto che aiutarci.
November 22, 2025 at 8:24 AM
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Grandi idee e ambizione alle stelle ma risultato non buonissimo. Megalopolis è un delirio di onnipotenza senza costrutto e controllo: il flop era assicurato, purtroppo.

#Cinema #CineSky #RecensioniFuoriTempo
megalopolis francis ford coppola (2024) Il progetto di una vita, probabilmente l’ultimo grande capitolo di una carriera incredibile: Megalopolis è Coppola contro Hollywood, il progetto più ambizioso di tutti, quello che ha sempre voluto fare ma che nessuno voleva produrre o distribuire. E allora il regista de Il Padrino il film della vita lo ha fatto da solo, con i suoi soldi, con le sue sole forze, senza l’appoggio di nessuno. Una grande vittoria per un uomo alla fine della sua carriera, ma con ancora un grande sogno da portare a compimento e, forse, una grande vittoria per il cinema come movimento libero e artistico. Ma, purtroppo, i sogni sono sogni e i film sono film e in qualche modo devono rispondere a regole ben precise e Megalopolis di regole non ne segue neanche una. Quello ideato, diretto, prodotto e scritto da Coppola è un pasticcio delirante e anarchico, totalmente fuori dagli schemi, messo insieme senza alcun tipo di controllo o criterio. Pieno di idee buonissime, di scene grandiose, di ottimi attori e di buoni spunti, sembra un pasticcio di buone cose messe insieme un po’ a caso senza un minimo di costrutto o di attenzione per lo sviluppo drammatico della trama e di ciò che la compone. C’è una New York dispotica che assomiglia alla Roma Antica, dilaniata da lotte di potere intestine con al centro un architetto con il potere di fermare il tempo e il sogno di costruire la perfetta megalopoli del futuro. L’idea era vincente, la rappresentazione distorta di ciò che siamo funziona e la mano è sempre quella di un regista creativo e di alto livello; il problema è tutto il resto, tra prove attoriali inutilmente caricate, citazioni continue e fuori luogo, incongruenze, spiegazioni che non esistono e svolte drammatiche totalmente depotenziate, amplificate da una parte finale che affossa ulteriormente una struttura già parecchio scricchiolante. Megalopolis sarà pure stato un grande sogno, ma di certo non è un buon film.
November 21, 2025 at 8:17 AM
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Ah, è finalmente giunto il momento di Wicked Parte 2, il film da cui starò più lontano in questa stagione cinematografica.

#Cinema #CineSky
November 20, 2025 at 9:43 AM
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I Fratelli D'Innocenzo ci regalano una serie incredibile e unica nel suo genere. Dostoevskij è un vortice nero immerso nel male e nell'oscurità, respingente e unica nel suo genere.

#SerieTV #Streaming #RecensioniFuoriTempo
dostoevskij (2024) Pochi sono gli autori capaci di trovare qualcosa di bello nel brutto, di valorizzare anche le cose più nere, oscure e abbiette. Damiano e Fabio D’Innocenzo provano da tempo a fare proprio questo e con Dostoevskij riescono addirittura a superarsi: quella trasmessa da Sky alla fine del 2024 è una miniserie televisiva che non ha eguali nel panorama seriale italiano e che parla un linguaggio unico anche a livello internazionale. Si colloca fuori dal tempo, quasi ai margini dell’umanità, raccontando di un mondo alla deriva, decadente e decaduto. Che sia all’interno, in un dismesso casolare di provincia, o all’esterno, in un campo brullo e nebbioso, non fa differenza: tutto è diroccato e degradato, tutto cade a pezzi, tutto è orribile e disturbante. Non fatevi ingannare da chi vi dice che si tratta di una versione italiana di True Detective: i punti in comune, soprattutto nel nichilismo esistenziale di fondo e nel “detective che indaga su un serial killer”, ci sono, ma quello portato avanti da Dostoevskij è un racconto molto diverso, molto più duro, molto più crudo, molto più forte e “difficile". Si parla di personalità disturbate e violente, di traumi irrisolvibili e di temi delicati, dalla violenza alla pedofilia, passando per il suicidio, la droga e le dipendenze. Un nero che avvolge tutto ma che non affascina mai, che disturba la visione, accompagnato da scelte di tono, recitazione e visive che non danno mai respiro. Una serie che sceglie di parlare del male e decide di non girarci mai attorno, ma di affrontarlo a muso duro, tuffandocisi dentro con tutta se stessa. Dostoevskij prima ci illude che stia tutto nella caccia a un terribile assassino e nelle indagini che ci sveleranno la sua identità, ma ci racconta molto di più, ci parla del brutto di noi e di ciò che ci circonda e non ci consola mai, quasi a volerci dire che questo male, questa decadenza, questo orrore, farà sempre parte di noi.
November 19, 2025 at 8:41 AM
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Il sequel del "crossover" tra Batman (o meglio, l'universo DC) e Babbo Natale. Un gran casino, ma tutto sommato è divertente e ha la giusta atmosfera festosa.

#Fumetti #BookSky #RecensioniFuoriTempo
batman e babbo natale: il ritorno del cavaliere redentore parker, bandini panini (2025) E fu così che Babbo Natale entrò ufficialmente nell’universo DC. Questo secondo capitolo della storia di Jeff Parker non fa altro che certificare il nuovo status di supereroe del portatore di doni più importante al mondo: la prima storia ce lo aveva presentato, mettendolo al centro della scena come spalla di Batman; Il Ritorno del Cavaliere Redentore invece lo getta a capofitto nel mega universo espanso della Justice League, quello dove convivono eroi storici, nuove leve, mostri, maghi e chi più ne ha più ne metta. A venirne fuori è un divertente, adrenalinico e folle “casino”, con una trama assurda dove gli eroi si ritrovano a combattere un cavaliere senza volto che assorbe la forza vitale dal mondo nei giorni immediatamente precedenti al Natale, quelli del solstizio d’inverno, dove i confini tra le realtà si fanno più labili e la magia entra con prepotenza nel mondo reale. Seguire il filo diventa difficilissimo, soprattutto per i non avvezzi agli ultimi sviluppi di quest’universo fumettistico, ma qualcosa riesce sempre e comunque a catturare l’attenzione, che sia un’intuizione, una battuta o un personaggio. A dare al lavoro una marcia in più sono ancora una volta le tavole di Michele Bandini, davvero dinamiche, profonde e ricche di colore e dettagli, capaci di donare un senso a un caos di personaggi e situazioni intricatissimo. Alla fine della fiera vale lo stesso discorso del primo volume: leggetelo solo se amate le storie natalizie o il caos incontrollato della DC al suo massimo. Per tutti gli altri meglio una bella lettura di Klaus di Grant Morrison.
November 18, 2025 at 8:12 AM
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Dieci e non sentirli.. e con un film uscito da pochissimo: miracolo! 😁
#10 Di Frankenstein, mostri, streaming e dinosauri
L’arrivo del nuovo film di Guillermo del Toro su Netflix, qualche fumetto e una riflessione sullo streaming.
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November 15, 2025 at 1:14 PM
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Un film seminale, importantissimo esponente di un nuovo modo di fare cinema in America alle porte degli anni '70. Midnight Cowboy è bellissimo e con due protagonisti indimenticabili.

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un uomo da marciapiede John Schlesinger (1969) La New Hollywood, come tutte le ondate di “nuovo cinema” di quegli anni, era decisa a raccontare storie che nessuno voleva sentirsi raccontare e a farlo in un modo del tutto diverso dal solito. Un atto di coraggio non indifferente, soprattutto negli Stati Uniti, patria da sempre del cinema più classico e commerciale. John Schlesinger, insieme a Waldo Salt, decise di adattare per il grande schermo una storia che nessuno, fino a pochi anni prima, avrebbe avuto il coraggio di raccontare: Joe parte dal Texas per New York in cerca di fortuna, convinto di fare soldi facili facendo il gigolò per donne facoltose; tutto andrà malissimo ma l’uomo troverà inatteso conforto nell’amicizia con uno scapestrato truffatore. Un Uomo da Marciapiede è il sogno americano al contrario, uno spaccato crudo di una vita urbana molto diversa da quella luci e paillettes raccontata fino a quel momento: una società indifferente, cinica, dove la povertà dilaga, la ricchezza è per pochi e la diversità viene ghettizzata ed emarginata. Un film duro e toccante, che riesce a non prendersi sul serio e che prova a trovare un certo grado di consolazione nell’umanità spontanea e sincera dei due protagonisti. Dustin Hoffman e Jon Voight non solo danno vita a due interpretazioni magistrali, ma ci regalano due personaggi di profonda sensibilità, due anime che lasciano il segno e commuovono, due spiragli di luce in un mondo terribile. Schlesinger contorna tutto questo con uno fortissimo spirito anarchico, infarcendo il film di efficaci carrellate, montaggi musicali e flash continui, inserti quasi “lisergici” nella messa in scena tradizionale che approfondiscono la storia scavando dentro i personaggi e la loro testa. Un film classico e innovativo allo stesso tempo, tra i primi ad avere il coraggio di raccontare cose e affrontare temi di cui il cinema sembrava non volersi occupare. Ma il cambiamento ormai non poteva più essere fermato.
November 15, 2025 at 8:09 AM
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La Formula 1 non è mai stata così bella e appassionante: un film ben fatto, girato magnificamente e dove tutto trasuda realismo. Alla fine è il solito e banalissimo film sportivo, ma si lascia guardare dai.

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f1: il film joseph kosinski (2025) Uno spot esaltante, pulito, politicamente corretto e divertente della Formula 1. Si può sostanzialmente ridurre a questo il film con Brad Pitt nei panni del pilota veterano Sonny Hayes. Quello che i produttori avevano in mente era probabilmente dar vita a una vetrina nella quale mostrare tutta la bellezza della Formula 1, proponendola al pubblico nella miglior veste possibile, quella “accessibile” anche ai non appassionati di motori. Questa versione di Hollywood della categoria motoristica più importante al mondo riesce a proporre il meglio dal punto di vista tecnologico e della messa in scena: il film ha il grande pregio di calarsi perfettamente nella realtà che decide di raccontare. Quella che ci viene mostrata è la vera F1, con i veri piloti, i veri addetti ai lavori, i veri circuiti, le vetture reali; tutto trasuda veridicità e il realismo con cui sono state girate le scene in pista raggiunge la perfezione, grazie a un dispiego di mezzi pazzesco e a una regia ottima e sempre sul pezzo. Il risultato è una Formula 1 molto più bella, romantica e appassionante di quella reale, con emozioni caricate a mille e ogni tipo di criticità furbescamente eliminata. A latitare, purtroppo, è tutto il resto: trama, impianto narrativo e personaggi sono un concentrato di semplificazioni e banalità, un contorno utile solo a portare avanti la storia verso la curva successiva. Il rapporto tra il giovane inesperto e il vecchio veterano, il grande riscatto finale, la corsa contro il tempo per la salvezza, la storia d’amore, i traumi del passato che ritornano, le belle speranze infrante: tutto grida prevedibilità, tutto sa di già visto. Nessuna vera sorpresa, per una storia già tutta li sin dai primi minuti, ma che forse proprio per questo è piaciuta così tanto al pubblico. Sai sempre cosa aspettarti e riesci a vedere gare molto più divertenti e appassionanti di quelle vere: lo spot pubblicitario perfetto.
November 14, 2025 at 8:14 AM
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House of Guinness non sarà la serie dell'anno, ma funziona bene, ha il giusto grado di "figaggine" ed è scritta con cognizione di causa. E poi si parla di birra...
house of guinness (2025) Steven Knight pensa agli orfani di Peaky Blinders e decide di dar vita a una serie che cerca in qualche modo di ricalcarne lo stile, seppur spostandosi su altri lidi e altre storie. Qui si parla di storie più o meno vere, fatti reali che vengono rimaneggiati per dar vita a intrecci, amori, azione e violenza: la storia è quella della Guinness - la famosa fabbrica di birra di Dublino - alla fine dell’800, nell’esatto momento in cui il patriarca della famiglia è morto lasciando il suo impero in eredità ai quattro figli. Il racconto nella sua forma e sviluppo è classico, andando sul sicuro con le “solite” storie di eredità e successione, di imperi che si espandono perdendo la loro anima e di compromessi con se stessi e con la propria natura pur di raggiungere il successo. Niente di nuovo sotto il sole ma è la cornice in cui tutto questo è racchiuso ad accendere la scintilla di House of Guinness: Knight è un vecchio volpone e oltre a far filare le sue storie lisce come l’olio le circonda di “figaggine”: Fontaines D.C. e tutto l’alternative rock del mondo mescolato con la musica tradizionale a fare da colonna sonora, protagonisti bellissimi e “maledetti”, violenza e sesso, esplosioni con tanto di rallenty. Il racconto nella sua forma e sviluppo è classico, andando sul sicuro con le “solite” storie di eredità e successione, di imperi che si espandono perdendo la loro anima e di compromessi con se stessi e con la propria natura pur di raggiungere il successo. Niente di nuovo sotto il sole ma è la cornice in cui tutto questo è racchiuso ad accendere la scintilla di House of Guinness: Knight è un vecchio volpone e oltre a far filare le sue storie lisce come l’olio le circonda di “figaggine”: Fontaines D.C. e tutto l’alternative rock del mondo mescolato con la musica tradizionale a fare da colonna sonora, protagonisti bellissimi e “maledetti”, violenza e sesso, esplosioni con tanto di rallenty.
November 12, 2025 at 9:03 AM
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Ormai quella del Batman Day è diventata un'uscita annuale anche per Panini. Il volume di quest'anno raccoglie storie multiformi e uno sguardo variegato sul mondo del Cavaliere Oscuro.

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batman day 2025 AA.VV. panini (2025) Il Batman Day è da un po’ di tempo occasione perfetta per Panini di pubblicare volumi “commemorativi” capaci di raccogliere al loro interno storie più o meno lunghe e più o meno varie dedicate all’Uomo Pipistrello. A volte ci si è concentrati su temi specifici ma mai come quest’anno si è deciso di puntare tutto sulla varietà, intitolando il lavoro “I Tanti Volti del Cavaliere Oscuro”. Nelle quattro brevi storie che contiene, questo volume celebrativo prova a raccontare Batman da differenti punti di vista, corrispondenti alle idee e al pensiero di altrettanti autori. Così Mike Mignola getta l’eroe di Gotham in un incubo onirico alla Hellboy con tanto di non morti, spiriti e sangue; Tom King lo impegna in imprese giornaliere sempre più assurde; Kevin Smith e Jim Lee ci parlano del suo passato e Alan Grant lo fa trasferire in Scozia per l’avventura più corposa di questo piccolo albo. Non si tratta certamente delle storie migliori e più complete per “capire” Batman e il suo mito ma sono certamente delle più che interessanti variazioni sul tema, utili a comprendere la duttilità profonda di un eroe ormai entrato nell’immaginario comune e capace di sincronizzarsi con le corde e la creatività di numerosi artisti. Un personaggio ormai universale, da plasmare a proprio piacimento a patto di rispettarne le caratteristiche fondamentali: e questi quattro fumetti capiscono Batman e lo rispettano, dandogli giustizia e permettendo al suo mito di andare avanti ancora per tanti anni, per tanti Batman Day, per tante nuove avventure.
November 11, 2025 at 8:00 AM